Con o senza maschera siamo solo paperi

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Ego: PaperUgo pubblicato da Shockdom, primo fumetto della trilogia intitolata Paperi. Si parte da un Paperoga ottimista firmato Disney ad uno con il malessere di vivere,rapporti e sentimenti umani espressi da Paperi, ma andiamo per gradi e diamo il benvenuto agli autori Giulio e Marco Rincione in questa nuova intervista!

Giulio: Il paperUgo ottimista ricorda assolutamente paperoga, ma ci tengo a precisare che non è lui e soprattutto non è firmato Disney. Precisazioni necessarie per questioni ovvie di copyright.   EGOBlog  Ego: Un viaggio insolito con un protagonista fuori dagli schemi, nei panni di un papero comune, PaperUgo cerca di arrivare a fine giornata tra pensieri introspettivi, humors e un pizzico di grande auto-ironia.Possiamo definirlo un “eroe comune” che tenta di riprendere la sua vita ma si sente sconfitto di fronte ad una depressione paralizzante?

Giulio: Eroe comune direi proprio di no! Uomo, direi. Un uomo affetto da depressione maggiore che non ha né intenzione né modo di ripredersi la propria vita. È costretto a subirla in modo passivo.   EGOBlog  EGOBlog

Ego: Com è nata l idea di snaturalizzare il personaggio di Paperoga e farlo “rivivere” attraverso i gesti di un attore annientato dal malessere di vivere?

Giulio: L’idea è nata qualche mese prima, sul web, sui social network. Ho affidato ad un papero simil paperoga alcune sensazioni che provavo o che sentivo molto forti provenire da persone che conoscevo. Il risultato è stato sorprendete a livello di coinvolgimento emotivo ed empatico del pubblico. Da lì nasce l’idea di rendere quel papero protagonista di un fumetto.       EGOBlog  EGOBlog  EGOBlog  Ego: Tra le tante condizioni dell’uomo, il filo conduttore che accomuna tutti è la solitudine e il non essere capiti sfociando in sentimenti cupi e di depressione. Il quale modo trattate la depressione nel fumetto? Ritrovate paperUgo in alcuni momenti della vostra giornata?

Giulio: Il filo conduttore è una serie di sensazioni negative che accomunano l’uomo di oggi, tra le quali appunto la depressione, la solitudine, la violenza. Trattare la depressione o altre problematiche molto delicate non è semplice. Ci siamo voluti limitare a descriverla, a farla vivere sulla pelle del lettore senza mai nominarla o giustificarla in qualche modo. Non va spiegata, va provata.

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Ego: Leggendo “Paperi” si evince da subito un rapporto unico tra parole e scene. Le figure raccontano una storia, la quale parallelamente si lega a dialoghi interiori del personaggio alterando quello che accade intorno ad esso. I lettori seguiranno quindi i vari percorsi di pensiero del protagonista in prima persona come fossero propri dandole un significato non più ovvio e statico ma moltiplice e personale. Punti di vista molteplici come sono i vizi e le personalità caratteriali dei personaggi.Come nasce questo tipo di linguaggio con marcati doppi-sensi?

Giulio: Nasce senza dubbio dal rapporto molto intimo e affiatato tra noi autori. Ci si è potuti permettere di intraprendere due filoni narrativi indipendenti e paralleli, che in qualche modo si richiamano a vicenda, ma che danno la possibilità al lettore di poter vivere contemporaneamente due o più sensazioni. Era anche l’unico modo che avevamo per raccontare delle cose così forti e profonde in così poche pagine.     EGOBlog  EGOBlog  EGOBlog  EGOBlog  EGOBlog  Ego: Ah! Ridi Pagliaccio, sul tuo amore infranto. Ridi del duol che t’avvelena il cor! Queste strofe sono tratte dalla canzone “Vesti la giubba” mi fanno subito pensare a paperUgo nel ruolo di Paperoga, costretto nel suo ruolo fatto di ottimismo e risate. Ridi pagliaccio, ridi paperUgo?

Giulio: Il pagliaccio ride grazie alla sua maschera. Direi di sì, sono strofe molto azzeccate per paperugo.

Ego: L’introspezione del personaggio viene messa a nudo in un atmosfera fatta di luci ed ombre. Il tratto ripetuto, talvolta interroto da colori cupi e disegni volutamente inquisitori ci portano a leggerci dentro: una mano non finita quasi a ricordarci il filo conduttore della vita cosi incerta, per certi versi anche astratta e indefinita. Questo stile te lo porti sempre con te o è stato sviluppato in contemporanea con il progetto dei paperi?

Giulio: Lo stile, di base, lo porto sempre con me, essendo frutto di anni di ricerche e studi. Poi è chiaro che a seconda del progetto a cui sto lavorando, lo stile viene indirizzato in una direzione o in un’altra, per rendere al meglio. Su paperi stesso, nei tre episodi, ho utilizzato delle diverse sfaccettature del mio stile, proprio per esigenze narrative.

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Ego: Nel secondo libro abbiamo un papero dal carattere determinato, paperPaolo osserva la vita in modo sprezzante, è un duro ma anche lui si ritrova vittima degli eventi e della sua misera e ovvia esistenza che lo stringe in una morsa ai suoi obblighi: dagli affetti al lavoro. Voi vi sentite a volte “schiavi” della vita stessa?

Giulio: PaperPaolo è un maniaco, un pedofilo e un violento. Molto spesso è successo che siano stati confusi i pensieri nel fumetto e spacciati per suoi: in realtà appartengono a PapeRita, sua moglie. Per rispondere alla domanda sulla schiavitù: chi (anche solo alle volte) non è schiavo di se stesso, della propria condizione?

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Ego: Fratelli oltrettutto gemelli e lavorate anche insieme!Preferite lavorare a stretto contatto oppure vi vedete quando uno dei due ha buttato giù un idea?

Giulio: Ci sono progetti, come anche paperi, che devono necessariamente nascere dallo scontro di due teste, e quindi insieme. Poi però è necessario che ognuno prenda il suo spazio e le proprie libertà. Marco deve essere libero di scrivere ciò che sente (rispettando il filo prestabilito) senza un controllo stretto, così come io devo essere libero di reinterpretare alle volte delle scelte fatte da Marco, senza che lui  mi stia addosso. Il fine ultimo è il fumetto, non l’ego.

Ego: Marco si occupa dei testi e Giulio dell’ambientazione ma questa divisione dei compiti è netta oppure può succedere che Marco si metta a fare qualche schizzo e Giulio scrive?

Giulio: Su paperPaolo, Marco mi ha fornito una serie di storyboard. Molti li ho rispettati, altri no (vedi sopra). Il contrario è successo molto più raramente, al massimo gli chiedo di inserire una frase specifica che per me è molto importante.

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    Ego: Uno sguardo d’insieme sulla condizione esistenziale dell’uomo con un contorno di autoironia per gli eventi quotidiani che ci accompagnano verso il nostro flusso di ragione. Come definireste le vostre creazioni? Una satira amara della vita o un risveglio brusco tra bisogni e realtà che si vive?

Giulio: È innanzitutto un nostro bisogno di raccontare. Nel tempo ci siamo resi conto di non essere dei narratori ironici o umoristici, quindi abbiamo abbandonato quella possibilità. In alternativa abbiamo capito che raccontare l’animo umano, provare a guardare attraverso le incertezze, le paure e i mostri che vi abitano dentro, era sicuramente più congeniale al nostro modo di intendere una storia. Poi non si sa mai cosa potrebbe riservarci il futuro!

Ego: Grazie di aver partecipato all’intervista!

Giulio: grazie mille a te!

Contatti: Pagina fb e puoi trovare qui tutti i fumetti della trilogia Paperi ;-P

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